Beschreibung
Origini del nome
Il toponimo Ventimiglia, deriva probabilmente dall’espressione linguistica degli antichi popoli liguri di Albom "città capoluogo" e dal genitivo plurale del nome etnico Intemeliom, quindi "città capoluogo dei “Liguri Intimeli”. Le due parole, attraverso la forma poi latinizzata in Album Intimilium (attestata per es. in Plinio il Vecchio), si fusero, infine, in Albintimilium, con una crasi analoga a quella verificatasi per Albingaunum, l'odierna città di Albenga. In seguito alla deglutinazione di al- iniziale e al conseguente passaggio b>v si giunse a una forma Vintimilium (interpretata per etimologia popolare come Vigintimilium), che nel medioevo divenne infine Vintimilia.
Il toponimo Ventimiglia, deriva probabilmente dall’espressione linguistica degli antichi popoli liguri di Albom "città capoluogo" e dal genitivo plurale del nome etnico Intemeliom, quindi "città capoluogo dei “Liguri Intimeli”. Le due parole, attraverso la forma poi latinizzata in Album Intimilium (attestata per es. in Plinio il Vecchio), si fusero, infine, in Albintimilium, con una crasi analoga a quella verificatasi per Albingaunum, l'odierna città di Albenga. In seguito alla deglutinazione di al- iniziale e al conseguente passaggio b>v si giunse a una forma Vintimilium (interpretata per etimologia popolare come Vigintimilium), che nel medioevo divenne infine Vintimilia.
In epoca recente, a causa della toponomastica poco accurata di certi cartelli stradali, che ne abbreviavano arbitrariamente il nome in "XXmiglia", si è diffusa l'erronea credenza che il nome della città derivasse da una distanza stradale, anche perché effettivamente, per una curiosa coincidenza, l'abitato di Ventimiglia dista circa 20 miglia nautiche dalla vicina città francese di Nizza, alla cui Contea, Ventimiglia è stata storicamente legata. Tuttavia tale teoria popolare sull'origine del nome non ha, nei fatti, alcun fondamento storico. E questa è la città di Ventimiglia, alla quale spesso ci si riferisce come "la porta occidentale d'Italia", "la Città di confine" o "la Porta Fiorita d'Italia", che intrattiene forti rapporti economico-sociali con la vicina Costa Azzurra, ed ovviamente con la stessa Francia, come testimoniato da un incrementato pendolarismo di tipo lavorativo.
Epoca romana
Secondo alcune fonti storiche il primitivo insediamento fu fondato dalla tribù degli antichi Liguri Intemeli in età preistorica e preromana, sull'altura di Colla Sgarba nella valle del torrente Nervia. Nel II secolo a.C. il villaggio fu conquistato dall'esercito Consolare della Roma Repubblicana, che rinominerà l'insediamento in Albium Intimilium, in seguito Albintimilium, riedificando una nuova città cinta da mura, presso la foce del Nervia. Nel 49 a.C., durante la dominazione romana, la città ospitò Giulio Cesare, diretto in Spagna; qui risiedette da un certo Domizio, suo sostenitore. Ciò suscitò l'indignazione dei Pompeiani: Domizio venne poco dopo fatto uccidere per mano di un certo Bellieno, servo di Demetrio, quest'ultimo comandante del presidio militare romano dell'odierna Ventimiglia. La popolazione, per la maggior parte fedele a Cesare, secondo quanto scrive Celio, il corrispondente epistolare di Marco Tullio Cicerone, insorse allora contro il presidio, prendendo il sopravvento sulle poche guardie romane, e lo stesso Celio racconta di come dovette intervenire con un piccolo esercito per sedare la rivolta tra soldati e popolo. Il fatto storico è testimoniato dal motto che tutt'oggi è inscritto nello stemma comunale: Civitas ad arma iit: ovvero "la popolazione corse alle armi".
Ventimiglia restò sempre fedele sia alla Roma Repubblicana, come alle susseguente Roma del periodo Imperiale, e tale riconoscenza fu premiata dallo stesso Cesare, quando la riconobbe con il titolo amministrativo di “municipium”, favorendo così la sua prosperità e relativa espansione. Nel 68 subì un saccheggio causato dallo scompiglio dei pretendenti al trono che si creò dopo la morte dell'imperatore Nerone. Negli scontri in un podere di Ventimiglia fu assassinata la nobile Giulia Procilla, madre di Gneo Giulio Agricola, che partecipò ai funerali e riparò ai danni subiti dai saccheggi, stanziando appositi contributi verso la città intemelia.
I confini cittadini nel frattempo si espansero notevolmente, arrivando fino a Villa Matutiae (l'odierna Sanremo) ad est e alla città di Mentone verso ovest, sfruttando il percorso della via Julia Augusta, realizzata dall’Imperatore Ottaviano Augusto. La città intemelia subì diversi e notevoli cambiamenti urbanistici, grazie ad una completa rivisitazione degli architetti ed ingegneri di Roma che crearono nuove piazze, ville e case, acquedotti, fontane, bagni termali, un foro pubblico e un teatro.
La nuova urbanizzazione richiamava il classico stile di progettazione romano, usando una tecnica rettilinea ed ortogonale (originariamente definita del castrum): il nuovo centro urbano, molto diverso dalla preesistente città vecchia dei Liguri Intemeli sulle alture di Colla Sgarba, si estendeva lungo due vie principali - il Cardo e il Decumano, che si intersecavano ad angolo retto con altre vie minori dette vici o subvici.
Medioevo e la Repubblica di Genova
Dopo l'invasione dal Re dei Longobardo Rotari nel 644, gli abitanti nel periodo medioevale, abbandonarono definitivamente l'antica città romana e si rifugiarono alla destra del fiume Roia, dove edificarono la nuova città col nome di Vintimilia. Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, la città entrò a far parte dei domini di Carlo Magno dal 744 e successivamente, diventerà una Contea dipendente dalla Marca di Torino, di cui si hanno le prime notizie nel 962. In piena età feudale, si dichiarò comunque “libero Comune”, divenendo dominio dei Conti locali, detti appunto Lascaris di Ventimiglia; essi dominarono diversi borghi e villaggi della Riviera di Ponente, scontrandosi più volte con le altre signorie locali ma soprattutto con la nascente Repubblica di Genova. Quest'ultima, dopo aver conquistato l'intera Riviera di Levante e parte del ponente ligure, si spinse sempre più verso Ventimiglia, dando il via, dal 1140, ad un vero e proprio assedio della città.
Nel 1221, Genova decide di affidare definitivamente il compito di conquista e definitiva sottomissione alla Repubblica genovese, al comandante mercenario, di origine bresciana, Lotaringo di Martinengo. Dopo una lunga e aspra lotta, nella quale la città subì continui bombardamenti dalle alture di San Giacomo, Maure e Siestro e l'impaludamento del porto-canale alla foce del Roia, Ventimiglia fu conquistata, diventando per la Repubblica, un'importante base strategica fortificata di frontiera.
La città nei secoli a seguire fu però sempre contesa da altre numerose signorie locali, nonostante fosse oramai compresa nei territori genovesi, e diversi furono i pretendenti, quali i Grimaldi, gli Angioini, i Visconti, i Savoia, gli Sforza e anche dal Regno di Francia; dal 1505 divenne definitivamente dominio genovese, subendone le sorti e le glorie. Nel 1514 la Repubblica cedette la sovranità su Ventimiglia alla Casa di San Giorgio (Banco di San Giorgio). Poiché, tuttavia, l'amministrazione dei possedimenti territoriali si era rivelata “antieconomica”, la Casa di San Giorgio (in quanto Banca) restituì alla Repubblica tutti i territori che le rimanevano in sovranità, fra cui Ventimiglia, e questo nel 1562.
La Repubblica in seguito la nominò a sede del locale e omonimo capitaneato, alla quale furono sottoposti villaggi, borghi e comuni vicini. Nel XVII secolo, Ventimiglia ottenne da Genova una “propria autonomia economica e fiscale” e questo soprattutto per le continue lamentele della popolazione che, secondo fonti dell'epoca, manifestò più il proprio disaccordo, verso le continue vessazioni dei soliti nobili locali.
Napoleone e il Regno d'Italia
Ventimiglia seguì successivamente le sorti di Genova, patendo anch'essa la dominazione austriaca del 1747 e l'invasione francese di Napoleone Bonaparte nel 1797. Fu proprio durante la nuova dominazione d'oltralpe che la comunità di Ventimiglia si costituì in “libera municipalità” della neo costituita Repubblica Ligure, nel Dipartimento delle Palme, con capoluogo Prefettizio la città di Sanremo. Amministrativamente fece quindi parte del IX cantone di Ventimiglia nella Giurisdizione delle Palme e dal 1803 centro principale del X cantone delle Palme nella Giurisdizione degli Ulivi. Annesso al Primo Impero Francese, dal 13 giugno 1805 al 1814 venne inserito nel Dipartimento delle Alpi Marittime.
Regno di Sardegna
Nel 1815 il territorio fu inglobato nel Regno di Sardegna, così come stabilì il Congresso di Vienna del 1814 dopo la caduta di Napoleone, sottoposta al Contado di Nizza, mentre al 12 agosto 1820 risale la ratificazione dei nuovi confini comunali tra i due municipi di Airole e Ventimiglia.
Regno d'Italia
Dal 1861 fu annesso al Regno d’Italia. Dal 1859 al 1926 il territorio fu compreso nel VIII mandamento di Ventimiglia del Circondario di Sanremo, facente parte della Provincia di Nizza (poi Provincia di Porto Maurizio e, dal 1923, Provincia di Imperia).
Nel 1945, sul finire della seconda Guerra mondiale, fu occupata dalla Francia, poi passò nuovamente ed in modo definitivo alla sovranità statutaria dell'Italia.
Secondo alcune fonti storiche il primitivo insediamento fu fondato dalla tribù degli antichi Liguri Intemeli in età preistorica e preromana, sull'altura di Colla Sgarba nella valle del torrente Nervia. Nel II secolo a.C. il villaggio fu conquistato dall'esercito Consolare della Roma Repubblicana, che rinominerà l'insediamento in Albium Intimilium, in seguito Albintimilium, riedificando una nuova città cinta da mura, presso la foce del Nervia. Nel 49 a.C., durante la dominazione romana, la città ospitò Giulio Cesare, diretto in Spagna; qui risiedette da un certo Domizio, suo sostenitore. Ciò suscitò l'indignazione dei Pompeiani: Domizio venne poco dopo fatto uccidere per mano di un certo Bellieno, servo di Demetrio, quest'ultimo comandante del presidio militare romano dell'odierna Ventimiglia. La popolazione, per la maggior parte fedele a Cesare, secondo quanto scrive Celio, il corrispondente epistolare di Marco Tullio Cicerone, insorse allora contro il presidio, prendendo il sopravvento sulle poche guardie romane, e lo stesso Celio racconta di come dovette intervenire con un piccolo esercito per sedare la rivolta tra soldati e popolo. Il fatto storico è testimoniato dal motto che tutt'oggi è inscritto nello stemma comunale: Civitas ad arma iit: ovvero "la popolazione corse alle armi".
Ventimiglia restò sempre fedele sia alla Roma Repubblicana, come alle susseguente Roma del periodo Imperiale, e tale riconoscenza fu premiata dallo stesso Cesare, quando la riconobbe con il titolo amministrativo di “municipium”, favorendo così la sua prosperità e relativa espansione. Nel 68 subì un saccheggio causato dallo scompiglio dei pretendenti al trono che si creò dopo la morte dell'imperatore Nerone. Negli scontri in un podere di Ventimiglia fu assassinata la nobile Giulia Procilla, madre di Gneo Giulio Agricola, che partecipò ai funerali e riparò ai danni subiti dai saccheggi, stanziando appositi contributi verso la città intemelia.
I confini cittadini nel frattempo si espansero notevolmente, arrivando fino a Villa Matutiae (l'odierna Sanremo) ad est e alla città di Mentone verso ovest, sfruttando il percorso della via Julia Augusta, realizzata dall’Imperatore Ottaviano Augusto. La città intemelia subì diversi e notevoli cambiamenti urbanistici, grazie ad una completa rivisitazione degli architetti ed ingegneri di Roma che crearono nuove piazze, ville e case, acquedotti, fontane, bagni termali, un foro pubblico e un teatro.
La nuova urbanizzazione richiamava il classico stile di progettazione romano, usando una tecnica rettilinea ed ortogonale (originariamente definita del castrum): il nuovo centro urbano, molto diverso dalla preesistente città vecchia dei Liguri Intemeli sulle alture di Colla Sgarba, si estendeva lungo due vie principali - il Cardo e il Decumano, che si intersecavano ad angolo retto con altre vie minori dette vici o subvici.
Medioevo e la Repubblica di Genova
Dopo l'invasione dal Re dei Longobardo Rotari nel 644, gli abitanti nel periodo medioevale, abbandonarono definitivamente l'antica città romana e si rifugiarono alla destra del fiume Roia, dove edificarono la nuova città col nome di Vintimilia. Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, la città entrò a far parte dei domini di Carlo Magno dal 744 e successivamente, diventerà una Contea dipendente dalla Marca di Torino, di cui si hanno le prime notizie nel 962. In piena età feudale, si dichiarò comunque “libero Comune”, divenendo dominio dei Conti locali, detti appunto Lascaris di Ventimiglia; essi dominarono diversi borghi e villaggi della Riviera di Ponente, scontrandosi più volte con le altre signorie locali ma soprattutto con la nascente Repubblica di Genova. Quest'ultima, dopo aver conquistato l'intera Riviera di Levante e parte del ponente ligure, si spinse sempre più verso Ventimiglia, dando il via, dal 1140, ad un vero e proprio assedio della città.
Nel 1221, Genova decide di affidare definitivamente il compito di conquista e definitiva sottomissione alla Repubblica genovese, al comandante mercenario, di origine bresciana, Lotaringo di Martinengo. Dopo una lunga e aspra lotta, nella quale la città subì continui bombardamenti dalle alture di San Giacomo, Maure e Siestro e l'impaludamento del porto-canale alla foce del Roia, Ventimiglia fu conquistata, diventando per la Repubblica, un'importante base strategica fortificata di frontiera.
La città nei secoli a seguire fu però sempre contesa da altre numerose signorie locali, nonostante fosse oramai compresa nei territori genovesi, e diversi furono i pretendenti, quali i Grimaldi, gli Angioini, i Visconti, i Savoia, gli Sforza e anche dal Regno di Francia; dal 1505 divenne definitivamente dominio genovese, subendone le sorti e le glorie. Nel 1514 la Repubblica cedette la sovranità su Ventimiglia alla Casa di San Giorgio (Banco di San Giorgio). Poiché, tuttavia, l'amministrazione dei possedimenti territoriali si era rivelata “antieconomica”, la Casa di San Giorgio (in quanto Banca) restituì alla Repubblica tutti i territori che le rimanevano in sovranità, fra cui Ventimiglia, e questo nel 1562.
La Repubblica in seguito la nominò a sede del locale e omonimo capitaneato, alla quale furono sottoposti villaggi, borghi e comuni vicini. Nel XVII secolo, Ventimiglia ottenne da Genova una “propria autonomia economica e fiscale” e questo soprattutto per le continue lamentele della popolazione che, secondo fonti dell'epoca, manifestò più il proprio disaccordo, verso le continue vessazioni dei soliti nobili locali.
Napoleone e il Regno d'Italia
Ventimiglia seguì successivamente le sorti di Genova, patendo anch'essa la dominazione austriaca del 1747 e l'invasione francese di Napoleone Bonaparte nel 1797. Fu proprio durante la nuova dominazione d'oltralpe che la comunità di Ventimiglia si costituì in “libera municipalità” della neo costituita Repubblica Ligure, nel Dipartimento delle Palme, con capoluogo Prefettizio la città di Sanremo. Amministrativamente fece quindi parte del IX cantone di Ventimiglia nella Giurisdizione delle Palme e dal 1803 centro principale del X cantone delle Palme nella Giurisdizione degli Ulivi. Annesso al Primo Impero Francese, dal 13 giugno 1805 al 1814 venne inserito nel Dipartimento delle Alpi Marittime.
Regno di Sardegna
Nel 1815 il territorio fu inglobato nel Regno di Sardegna, così come stabilì il Congresso di Vienna del 1814 dopo la caduta di Napoleone, sottoposta al Contado di Nizza, mentre al 12 agosto 1820 risale la ratificazione dei nuovi confini comunali tra i due municipi di Airole e Ventimiglia.
Regno d'Italia
Dal 1861 fu annesso al Regno d’Italia. Dal 1859 al 1926 il territorio fu compreso nel VIII mandamento di Ventimiglia del Circondario di Sanremo, facente parte della Provincia di Nizza (poi Provincia di Porto Maurizio e, dal 1923, Provincia di Imperia).
Nel 1945, sul finire della seconda Guerra mondiale, fu occupata dalla Francia, poi passò nuovamente ed in modo definitivo alla sovranità statutaria dell'Italia.